Il favino, è una leguminosa paragonabile al pisello proteico, considerato il più adatto alle tecniche di coltivazione richieste dall’agricoltura biologica.
Utilizzato come integratore, per il suo elevato valore nutrizionale è ritenuto un concentrato di proteine ad alto valore biologico.
Facendo parte della famiglia delle leguminose può essere utilizzato al posto della soia, ma solo in una quantità equivalente al 10% circa, in quanto non è di massima digeribilità per l’animale.
La somministrazione ad uso animale va fatta a prodotto asciutto, accompagnato da un recipiente con acqua potabile fresca.
La semina del favino, viene effettuata ad inizio novembre per le varietà autunno-vernine e semine di inizio febbraio per le varietà“primaverili”, con interfila larga a 45-50 centimetri.
La profondità della semina non deve mai superare i 6 e gli 8 cm, in modo che i semi possano difendersi dal gelo e dagli uccelli.
L’investimento medio è risultato pari a 30 semi a metro quadro, con file a 45 centimetri.
Nelle prime fasi la coltura è gestibile sia con erpici rompicrosta strigliatori e con le sarchiatrici.
Un solo intervento diserbante fornisce discreti risultati, e successivamente, per la difesa fitoiatrica, un paio di interventi anticrittogamici e un afidicida.
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